Indagini preliminari sulle formiche (Hymenoptera: Formicidae) dell’Oasi WWF di Valle Averto (Campagna Lupia, VE)

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Riassunto

Nell’estate del 2016 è stata svolta un’indagine con lo scopo di definire la presenza delle formiche viventi all’interno dell’Oasi. Sono state indagate tre tipologie ambientali: bosco, prato inframez-zato da canali e argine sabbioso con vegetazione alofila. Complessivamente sono state rilevate 19 specie, presenti con abbondanze e distribuzioni molto diverse tra i vari ambienti esaminati. La ricchezza stimata (Indice di Chao2) è risultata di 21 specie, con una deviazione standard di 1,5. Le specie più comuni sono risultate, in ordine decrescente, Formica cunicularia (53,1% delle stazioni), Camponotus vagus (34,4%) e Lasius niger (31,2%). Tapinoma erraticum s.l., Polyergus rufescens, Lasius fuliginosus, Myrmica scabrinodis e Myrmica specioides sono state censite in ununico sito.

Abstract

First researches on the ants of the WWF Oasis of Valle Averto (Italy)

The ants of the WWF Oasis of “Valle Averto” (Venice, NE Italy) were studied in the summer 2016. Three suitable environmental typologies have been sampled: woodland, meadow with drainage ditch and sandy bank with halophile vegetation. Overall, 19 species were found, with abundance and dif-ferent distributions depending on the environments examined. The estimated richness (Chao2 index) was 21species, with a standard deviation of 1.5.
The most common species were in descending order: Formica cunicularia(53,1%),Camponotusvagus (34,4%) and Lasius niger (31,2%). Tapinoma erraticum s.l., Polyergus rufescens, Lasius fuliginosus, Myrmica scabrinodis and Myrmica specioides were collected in a single site.

Introduction

Le indagini inerenti le formiche sono ancora piuttosto scarse sia in ambito na-zionale che regionale. Una sintesi generale delle presenze nel territorio nazionale è stata prodotta da Baroni Urbani (1971), ma per quanto concerne l’ambito perilagunare e in generale le zone umide dall’Alto Adriatico ci si deve rifare a Giordani Soika (1931; 1932a; 1932b; 1939). Tutto ciò a fronte dell’importanza assunta da queste aree in funzione della biodiversità presente, strettamente con-nessa alla variabilità ambientale e alle recenti minacce di compromissione. Infatti a fronte delle scarse conoscenze finora acquisite, le formiche sono considerate a livello internazionale un significativo elemento di valenza naturale poiché con la loro presenza aumentano il livello di biodiversità (Agosti et al., 2000) inoltre sono considerate dei buoni indicatori dello stato dell’ambiente.

Questo studio si affianca a quelli già attuati nell’Oasi (Bon et al., 1994; Padoan & Caniglia, 2004; Scarton et al., 2016) e che avevano lo scopo di conoscere con maggiore precisione lo stato naturale dell’area e soprattutto di definire con maggiore precisione le presenze floro-faunistiche in questi primi decenni del secolo. Anche questa indagine, in assenza di dati pregressi, ha lo scopo di definire l’assetto mirmeco-logico dell’area per controllare in futuro eventuali modificazioni delle varie biocenosi.

Area di studio e metodi

L’Oasi di Valle Averto gestita dall’Associazione Italiana per il World Wide Fund for Nature (WWF) è compresa nel Comune di Campagna Lupia (Ve) ed è stata istituita nel 1998. L’area protetta totale insiste su circa 200 ha, di cui solo 84 ha sono di proprietà dell’Associazione. L’Oasi confina ad ovest con la strada statale 309 Romea e in senso orario da nord verso sud, con la valle da pesca Serraglia, la canaletta di Lugo, la valle Contarina, la valle e la canaletta del Cornio.

Tutta Valle Averto rientra tra le poche zone umide italiane di importanza inter-nazionale tutelate dalla Convenzione di Ramsar, mentre a livello provinciale e regionale è compresa nell’elenco delle Oasi di tutela della flora e della fauna. Un ulteriore livello di salvaguardia viene definito dalla sua inclusione nelle aree della rete Natura 2000 e in particolare nel SIC IT3250030 Laguna medio-inferiore di Venezia e nella ZPS IT3250046 Laguna di Venezia.

Le tipologie vegetazionali sono piuttosto varie anche in funzione del diverso livello di salinità delle acque. Si va dalle acque dolci provenienti dal vicino Canale Novissimo che mediante chiaviche scarica parzialmente all’interno dell’Oasi, ad acque prettamente salmastre che verso est caratterizzano la valle da pesca argi-nata. Tralasciando gli ambienti degli specchi lacustri salmastri non direttamente interessati dalla presenza delle formiche, gli altri si possono dividere nelle seguenti tipologie (Padoan & Caniglia, 2004; Scarton et al., 2016):

  • canali e stagni con acque dolci e popolamenti di fanerogame acquatiche (Nymphaea alba, Potamogeton natans, Myriophillum spicatum ), contornati da Tamarix gallica, Salix alba, Populus sp., Robinia pseudoacacia;
  • aree prative, parzialmente pascolate o falciate con vegetazione della classe Molinio-Arrhenatheretea;
  • canneti con Phragmites australis e Typha latifolia;
  • sentieri di accesso con vegetazione del Lolio-Plantaginetea;
  • aree alberate od arbustate, in parte di origine antropica, con presenza di Salix alba, Populus alba, Populus nigra, Ulmus minor, Morus alba, Fraxinus excelsior, F. ornus, Tamarix gallica, Robinia pseudoacacia, Sambucus nigra, Rubus spp., Crataegus monogyna e Ligustrum vulgare.

Parte delle aree prative sono interessate nei mesi estivi dalla presenza di alcuni cavalli lasciati allo stato semibrado.

Le indagini, da considerarsi ancora preliminari, sono state svolte nel 2016 nel corso di quattro giornate (30/7, 02/08, 20/08 e 24/09). Il metodo impiegato è stato quello del campionamento standardizzato a mano (standardized hand sampling) (Gotelli et al., 2011) che consiste nel visitare il maggior numero di ambienti e raccogliere le specie incontrate. Tale metodo è stato valutato come il più veloce, meno laborioso e soprattutto meno invasivo o costoso rispetto l’impiego di trappole a caduta o di raccolta con sacchi Winkler. Nel nostro caso gran parte delle aree accessibili all’interno dei vari ambienti sono state visitate controllando accuratamente tutte le micro aree adatte all’insediamento delle formiche (tronchi degli alberi, strati sotto cortecce di alberi morti, nidi al suolo, piste, aree assolate etc). Ogni punto di presenza e di raccolta è stato considerato come una stazione di campionamento le cui coordinate sono state rilevate mediante l’uso di un GPS (Garmin mod. Etrex 30); si sono inoltre annotate le tipologie naturali presenti attorno il sito. Le ricerche sono state svolte nelle ore centrali della giornata quan-do le formiche sono maggiormente contattabili. Complessivamente sono stati raccolti i dati di 32 stazioni, all’interno di tre diverse tipologie ambientali adatte all’insediamento delle formiche: il bosco ed i filari alberati di impianto recente (tipologia A), il prato parzialmente falciato o pascolato nei mesi primaverili ed estivi (tipologia B) e i margini sopraelevati fangosi o sabbiosi con vegetazione alofila confinanti con il grande specchio acqueo salmastro, aventi una funzione di parziale argine (tipologia C) (Fig. 1). I campionamenti sono terminati quando la curva di accumulo delle varie specie ha raggiunto il valore massimo tendente alla stabilizzazione.

Fig. 1. Area di indagine all’interno della Valle Averto con le tre tipologie ambientali indagate. Il colore verde comprende l’area boscata (17 stazioni di raccolta), il rosso l’area con prati dominanti (11 stazioni) e il celeste i margini della valle con argini sabbioso-limosi (quattro stazioni).

Tutti gli individui raccolti erano operaie, non sono state trovate regine né maschi, forse perché si è operato in periodo diverso da quello riproduttivo e di sciamatura delle varie specie. Per quanto concerne i diversi nidi rilevati si è proceduto solo parzialmente all’analisi del contenuto per non compromettere la loro salvaguardia all’interno dell’Oasi.

Gli individui raccolti in ogni stazione sono stati esaminati e determinati mediante l’impiego di un microscopio stereoscopico utilizzando le guide di Seifert (2007) e Lebas et al. (2016) oltre a Seifert (1988, 1992) per i generi Myrmica e Lasius.

È stata anche utilizzata una guida consultabile in internet (www.cle.fourmis.free. fr/). Le denominazioni da me adottate seguono Bolton (www.antweb.org/). Per le analisi inerenti la definizione del numero massimo di specie presenti, sono state seguite le indicazioni fornite da Agosti et al. (2000) e Magurran & McGill (2011). È stata inoltre effettuata un’analisi della diversità di specie di formiche rilevate nelle tre tipologie ambientali indagate. Tale analisi è stata effettuata mediante l’applicazione dell’indice di Whittaker (Magurran, 2004) che meglio permette di interpretare la β diversità ossia la diversità specifica esistente tra siti o habitat (Koleff et al., 2003; Magurran, 2004; Battisti et al., 2013), confrontandoli per coppie. L’indice è stato calcolato secondo le indica-zioni espresse da Magurran (2004) applicando la formula βw = (S/α)-1, con S = totale specie presenti nei due habitat da confrontare, α = media delle specie rilevate nelle due tipologie. Le analisi relative agli indici di biodiversità ed alla stima del numero di specie sono state attuate utilizzando il programma PAST (versione 3.14) (Hammer et al., 2001).

Gli esemplari raccolti sono depositati in parte presso la collezione personale e in parte presso il Museo di Storia naturale di Venezia.

Risultati

Complessivamente sono state rilevate tra una e sette specie per stazione, per un totale di 19 specie (Tab. 1). La ricchezza specifica totale stimata mediante l’impiego dell’Indice di Chao 2 (Magurran, 2004) è risultata di 21 specie con una deviazione standard pari a 1,5. Per il campionamento delle specie presenti nell’Oasi si è ritenuto che questo fosse significativo, ossia comprendesse quasi tutte le specie esistenti, quando la curva di accumulo (Fig. 2) raggiungeva il suo asintoto (Agosti et al., 2000; Gotelli et al., 2011). Ciò è stato ottenuto a seguito di 32 campionamenti.

Fig. 2. Curva di accumulo della ricchezza (numero di specie) con relativa equazione di Michaelis-Menten.


N° stazioni%Lido di Venezia
Dolichoderus quadripunctatus (Linnaeus, 1771)39,4*
Tapinoma erraticum s.l. (Latreille, 1798)13,1*
Camponotus vagus (Scopoli, 1763)1134,4
Camponotus fallax (Nylander, 1856)26,2*
Colobopsis truncata (Spinola, 1808)825*
Formica cunicularia Latreille 17981753,1*
Polyergus rufescens Latreille 179813,1
Lasius alienus (Foerster,1850)26,2
Lasius niger (Linnaeus, 1758)1031,2*
Lasius platythorax Seifert, 1991412,5
Lasius emarginatus (Olivier, 1791)26,2*
Lasius fuliginosus (Latreille,1798)13,1
Crematogaster scutellaris (Olivier, 1791)618,7*
Temnothorax unifasciatus (Latreille, 1798)39,4*
Monomorium monomorium Bolton, 198739,4
Myrmica sabuleti Meinert, 186126,2*
Myrmica scabrinodis Nylander, 184613,1
Myrmica specioides Bondroit,191813,1
Tetramorium caespitum (Linnaeus, 1758)825

Dall’analisi della tabella si nota come le specie più diffuse siano risultate Formica cunicularia, rilevata in 17 stazioni, seguita da Camponotus vagus (11 stazioni), Lasius niger (10 stazioni) e dalle altre con presenze e diffusione nell’area progres-sivamente minori. Tra queste ultime (Tapinoma erraticum s.l., Polyergus rufescens, Lasius fuliginosus, Myrmica scabrinodis, Myrmica specioides) sono state rilevatesolo in una stazione.

Le specie rinvenute in un basso numero di stazioni e che sono state raccolte in un limitato numero di esemplari come ad esempio le appartenenti al genere Myr-mica, si possono senz’altro definire come stenoecie, ossia legate ad una tipologiadi habitat molto limitata.

Fig. 2. Curva di accumulo della ricchezza (numero di specie) con relativa equazione di Michaelis-Menten.

Confronto per ambienti

Le specie rilevate nei tre ambienti indagati sono risultate in termini numerici piuttosto diverse, tanto che sono risultate 16 nella tipologia A (17 stazioni), 10 nella tipologia B (11 stazioni) e 7 nella tipologia C (4 stazioni).

La diversa comunità di formiche presenti nelle tre tipologie ambientali, analizzata mediante l’applicazione dell’indice di Whittaker (Magurran, 2004), ha dato i seguenti risultati: A vs B = 0,20; A vs C = 0,54; B vs C = 0,62. Considerando che tale indice va da 0 (completa similarità) a 1 (massima diversità), si evidenzia come la diversità specifica risulti maggiore dal confronto tra le specie rilevate nel prato e nell’area di argine sabbioso (B e C), minore tra quelle presenti nel bosco e nel prato (A e B) e intermedia nel confronto tra il bosco e l’area di argine (A e C). Alcune specie (stenoecie) sembrano preferire solo una tipologia di habitat, come Dolichoderus quadripunctatus, Tapinoma erraticum s.l., Camponotus fallax, Lasius alienus, Lasius emarginatus e Myrmica sabuleti che sono state rilevatesolo nell’ambiente di bosco, così come Lasius fuliginosus e Polyergus rufescens, raccolte solo in ambiente di prato con pochi arbusti marginali, nonché Myrmica scabrinodis e Myrmica specioides che sono state rilevate esclusivamente lungol’argine confinante con l’ampio lago salmastro.

Analisi delle specie censite nell’Oasi

Dolichoderus quadripunctatus (Linnaeus, 1771). Specie arboricola, rilevata condiscrete abbondanze in area di bosco, esclusivamente in siti con Robinia pseu-doacacia e Ulmus minor. Una grande colonia è stata trovata su una catasta dirobinia parzialmente marcescente.

Tapinoma erraticum s.l. (Latreille, 1798). Specie poco comune rilevata in un solosito all’interno dell’area boscata. Pochi individui sono stati raccolti a terra, in mezzo al sentiero, su una pista di trasferimento.

Camponotus vagus (Scopoli, 1763). È una delle specie più abbondanti e diffusenell’Oasi.. Presente soprattutto nelle fasce boscate e in misura minore in quelle prative dove è stata osservata anche in pochi arbusti marginali all’area prativa. Strettamente legata agli alberi morti e marcescenti come Salix alba e Robinia pseudoacacia all’interno dei quali scava gallerie e camere di allevamento delle uovae dei giovani. Singolare l’osservazione effettuata il 30/07/2016 quando a seguito del taglio di alcune decine di robinie morte, migliaia di individui si diffondevano nell’area circostante. Sono state inoltre rilevate alcune piste che portavano verso il tetto del centro visite dove la colonia contribuiva al disfacimento delle travature. Camponotus fallax (Nylander, 1856). È una formica particolarmente legata allapresenza di latifoglie. È stata trovata solo in due siti, su Morus alba e su Ulmus minor con il fusto parzialmente ricoperto da Hedera sp., ma sempre con abbon-danze molto basse e con operaie in fase di ricerca trofica.

Colobopsis truncata (Spinola, 1808). Relativamente diffusa nelle aree boscate edin quelle prative contornate da alberi e arbusti disposti in filari; pochi individui sono stati trovati su fusti di Ulmus minor, Fraxinus angustifolia, Salix alba e Carpinus betulus. Si trattava quasi sempre di operaie minori, ma è stata rilevataanche un’operaia maggiore con la caratteristica forma del capo adatta a chiudere i fori di entrata dei nidi.

Formica cunicularia Latreille, 1798. È risultata la specie maggiormente diffusanell’Oasi. Operaie sono state raccolte sia a terra, su piste di attraversamento in alcuni sentieri inerbiti, e sia in alcune stradine sterrate. È stata rilevata in fase di ricerca trofica anche su molti alberi (Ulmus minor, Fraxinus angustifolia, Robinia pseudoacacia, Carpinus betulus, Quercus robur, Salix alba). Sono stati trovati anchediversi nidi a terra ed uno in particolare conteneva individui di Polyergus rufescens. Polyergus rufescens Latreille, 1798. È una tipica formica schiavista che sottomettespecie appartenenti al sotto genere Serviformica. Nel corso delle indagini, diversi individui sono stati trovati in un nido di Formica cunicularia.

Lasius alienus (Foerster, 1850). Specie poco diffusa, trovata solo su due areedi campionamento all’interno del bosco. Poche operaie in trasferimento sono state raccolte sulla stradina sterrata, su un tronco di Robinia pseudoacacia e su uno di Morus alba.

Lasius niger (Linnaeus, 1758). È la formica del genere Lasius maggiormentediffusa nell’Oasi. Specie particolarmente adattabile ai vari ambienti,. Tra questi però ha evidenziato una maggiore preferenza per l’area di prato, habitat in cui si insedia dal livello del mare alle aree di media montagna e dove in situazioni favorevoli può creare super colonie formate da centinaia di nidi per ettaro (Mezzavilla, oss. pers.).

Lasius platythorax Seifert, 1991. Formica poco diffusa nell’Oasi, è stata trovatasolo in quattro siti, ma in tutte e tre le diverse tipologie ambientali indagate. Per tale motivo somiglia a L. niger nel livello di adattabilità ai vari ambienti. Essendo però stata descritta solo in tempi relativamente recenti (Seifert, 1992), si conosce ancora poco sulle sue preferenze di habitat.

Lasius emarginatus (Olivier, 1791). Poco comune nell’area, è stato trovato soloin due siti all’interno dell’area boscata. Una prima raccolta ha interessato poche operaie trovate su una stradina sterrata, un secondo campione molto ridotto è stato raccolto sul tronco di una quercia (Quercus robur) di grande dimensioni nei pressi del centro visite.

Lasius fuliginosus (Latreille, 1798). È una formica poco comune nell’area. Èstata trovata infatti in un solo sito, su un Ulmus minor componente un filare a margine dell’area prativa.

Crematogaster scutellaris (Olivier, 1791). Sono state rilevate esclusivamenteoperaie in fase di ricerca trofica in cinque siti nell’area boscata e in uno sotto un arbusto di Prunus spinosa, a margine dell’area prativa.

Temnothorax unifasciatus (Latreille, 1798). Alcune operaie sono state raccoltenell’area di bosco su Ulmus minor, Morus alba, Quercus robur e Fraxinus angu-stifolia a margine dell’area prativa e sopra una piccola tabella posta a marginedell’area boscata.

Monomorium monomorium Bolton, 1987. Con una lunghezza che non raggiun-ge i due millimetri, è la più piccola tra le formiche censite nell’Oasi. Sono stati rilevati due nidi a terra, sulla stradina presso il centro visite e nell’area di duna sabbiosa a margine del grande lago. Pochi individui erano presenti anche su un tronco di Ulmus minor a fianco della strada sterrata.

Myrmica sabuleti Meinert, 1861. Specie poco comune nell’Oasi è stata rilevataalla base di Robinia pseudoacacia e di Ulmus minor in area dominata da bosco. Myrmica scabrinodis Nylander,1846. Specie poco comune, rilevata con soli dueindividui in un unico sito rappresentato da un dosso sabbioso a margine del grande lago.

Myrmica specioides Bondroit, 1918. Anche questa formica è risultata poco co-mune. Un nido è stato rilevato nell’argine posto a margine del lago. Tetramorium caespitum (Linnaeus, 1758). Specie discretamente diffusa, rilevatain due stazioni in area boschiva, tre in quella dominata dal prato ed altre tre sull’argine sabbioso a margine del lago.

Conclusioni

Dai risultati di questa indagine non è possibile confrontare il livello di ricchezza specifica con quelli di altre aree simili nell’intero territorio regionale se non con i dati di Giordani Soika (1931; 1932a; 1932b; 1939), non sempre utilizzabili però per le novità tassonomiche pubblicate nel frattempo.

Nell’Oasi il maggior numero di specie (15) è stato trovato nell’area boschiva ri-spetto a quella di prato (9 specie) e di duna marginale (7 specie). Ciò può essere imputabile sia alla diversa superficie interessata da queste tipologie, ma anche alle diverse caratteristiche di habitat che favoriscono o meno l’insediamento delle formiche. In particolare l’occupazione della tipologia di argine sabbioso, potrebbe essere condizionata anche dalle caratteristiche meteoclimatiche e ambientali dato che nei vari mesi dell’anno, quando soffia il vento di bora, questo spinge un aero-sol di acque salmastre che si deposita soprattutto in questo margine rendendolo meno ospitale non solo per le formiche ma anche per le loro risorse trofiche.

La somiglianza specifica tra le aree boscate e quelle prative potrebbe derivare dal fatto che queste ultime ospitano pochi tratti con alcune piante arboree ed arbustive isolate. Invece la stessa presenza di alberi e arbusti posti in filare a margine dell’ambiente di argine sabbioso a fianco del lago, probabilmente non permette l’insediamento di molte specie a causa dei motivi citati in precedenza. Un esempio ci viene dato dal rinvenimento esclusivo nell’habitat C dominato da un dosso sabbioso di Myrmica scabrinodis e Myrmica specioides, diversamente da altre formiche euriecie come Formica cunicularia.

Ringraziamenti

Un ringraziamento particolare va rivolto a tutto il gruppo di volontari che ope-ra nell’Oasi per conto del WWF. Grazie alla loro passione e dedizione si sono potute effettuare queste indagini. Rivolgo inoltre un sentito ringraziamento ai due lettori che hanno contribuito al miglioramento del lavoro, in particolare ad Antonio Scupola che ha permesso una corretta classificazione di alcune specie.

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Autore

  • Francesco Mezzavilla

    Laurea in Scienze Biologiche presso Università di Padova. Ha collaborato con Istituti di Ricerca, Musei, Associazioni ed Enti Pubblici svolgendo indagini e consulenze in campo ambientale. Ha all’attivo circa 150 pubblicazioni a carattere faunistico ed in particolare ornitologico, teriologico e da pochi anni mirmecologico. Uccelli e mammiferi rappresentano due importanti settori di indagine. In particolare svolge indagini a lungo termine su alcune specie target. • Biologia riproduttiva della Civetta capogrosso in area alpina (32 anni di indagini) • Monitoraggio della migrazione dei rapaci sopra i Colli Asolani (28 anni) • Monitoraggio dei Passeriformi migratori sopra il Valico Montano del Monte Pizzoc (Fregona-Vittorio Veneto)(16 anni). • Indagini sulle formiche del Veneto (settore orientale). Socio della Svsn dal 1980, dal 1991 è componente del Comitato di Redazione della rivista Lavori.

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