Forte diminuzione della popolazione di falco pellegrino Falco peregrinus Tunstall, 1771, nidificante nell’area pedemontana trevigiana (Aves, Falconiformes). Anni 1993-2019

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Riassunto

Dai primi anni ’90 del secolo scorso, quando il falco pellegrino ha ripreso a riprodursi in Veneto, è stato svolto un costante monitoraggio delle coppie nidificanti nell’area pedemontana trevigiana compresa tra il massiccio del Monte Grappa e i versanti meridionali del Cansiglio. Dalle indagini si è potuto rilevare un costante aumento delle coppie nidificanti fino al 2006, per poi diminuire costantemente. In particolare dopo il numero massimo di nove nidificazioni rilevate nel 2006 si è arrivati alle tre coppie del 2019. Le cause di tale riduzione sono solo parzialmente note ed imputabili al disturbo umano, alla competizione per i siti di nidificazione con altre specie e probabilmente alle predazioni effettuate dal gufo reale (Bubo bubo) presente nelle stesse aree di riproduzione.

Abstract

Steep decline of Peregrine Falcon breeding in Treviso foothill area (Aves, Falconiformes). Years 1993-2019

Since the early 90s of the last century, when the Peregrine Falcon started to reproduce in Veneto constant monitoring of the breeding pairs in the Treviso foothills included between the Monte Grappa massif and the southern slopes of the Cansiglio plateau, was carried out. Surveys showed a steady increase in breeding pairs until 2006 when reached a maximum value, and then decreased steadily. In particular, after the maximum number of nine nesting pairs, detected in 2006, we have found only three couples in 2019. The causes of this reduction are only partially known and connected to the human disturbance as rock climbing, the competition for nesting sites with other species and probably to the predations made by the Eagle Owl (Bubo bubo) present in the same reproduction areas.

Introduzione

Il falco pellegrino è una specie con un’ampia distribuzione mondiale, particolarmente studiato poiché rappresenta una specie bandiera per le sue caratteristiche comportamentali e, negli ultimi decenni, per l’impatto negativo , con conseguente rischio di estinzione, causato dalla massiccia diffusione dell’insetticida organoclorato (para-diclorodifeniltricloroetano) meglio noto come DDT e del suo derivato il DDE.

Tale insetticida infatti è stato ampiamente utilizzato a livello mondiale per ridurre la presenza di insetti infestanti o nocivi, senza considerare che i principi attivi entravano attraverso le catene alimentari anche nel metabolismo degli uccelli causando una progressiva riduzione dello spessore del guscio delle uova deposte con conseguente rottura in fase di cova. Aquile, pellicani e falco pellegrino sono state le specie maggiormente colpite, tanto che a partire dagli anni ’60 del secolo scorso è stato notato progressivo declino di questo rapace (Cade et al., 1988; Ratcliffe, 1993). A causa di ciò e della concomitante riconosciuta cancerogenicità del prodotto per l’uomo ne è stata vietata la vendita nei paesi dell’emisfero nord del mondo. In conseguenza, a partire dagli anni ’70-’80 del secolo scorso, si è verificato un progressivo incremento della specie ed una costante diffusione in gran parte delle aree occupate nei decenni precedenti.

In Italia l’aumento delle coppie nidificanti a partire dagli anni ’70 è stato progressivo tanto che all’inizio degli anni ’90 veniva stimata la presenza di 470-524 coppie (Fasce & Fasce, 1992) mentre dopo circa dieci anni tale stima risultava quantomeno raddoppiata e pari a 826-1048 coppie (Allavena & Brunelli, 2003).

L’incremento è proseguito fino a una stima di 1100-1400 coppie (Nardelli et al., 2015).

In Veneto il falco pellegrino si è insediato come nidificante attorno gli anni ’90 del secolo scorso nel Massiccio del Monte Grappa (Martignago & Zangobbo, 1994; Martignago et al., 1998) e poi successivamente verso oriente in provincia di Treviso ( Mezzavilla et al., 2001), in quella di Padova ( Bottazzo & Tonelli, 2002) e verso nord in provincia di Belluno (Tormen, 2011). Altre nidificazioni nelle aree pedemontane e montane sono da ritenersi possibili ma mancano dati supportati da pubblicazioni scientifiche. Nell’intero territorio regionale una stima più recente riporta la presenza di circa 30-50 coppie nidificanti (Mezzavilla et al., 2016).

Tutto ciò evidenzia una certo incremento delle coppie nidificanti e della sua diffusione (Nardelli et al., 2015). Non va infine dimenticato il fatto che il falco pellegrino, anche se attualmente nella Lista Rossa Nazionale viene considerato una specie Least Concern ossia a minor preoccupazione (Peronace et al., 2012), rimane sempre tra le specie tutelate dalla Direttiva Uccelli (Allegato I), dalla Convenzione di Berna (Allegato II) e dalla Convenzione di Bonn (Allegato II).

Area di studio e metodi

Iniziata nei primi anni ’90 del secolo scorso, l’indagine ha compreso tutto il settore pedemontano tra il massiccio del Monte Grappa ad ovest ed i versanti meridionali del Cansiglio ad est, interessando soprattutto la provincia di Treviso e marginalmente quelle di Vicenza e Belluno. In questo resoconto però sono stati esaminati esclusivamente i dati ricadenti in provincia di Treviso perché più abbondanti nonché raccolti in modo continuo negli anni.

Le indagini sono state svolte nel periodo riproduttivo, compreso tra i mesi di marzo e maggio-giugno. In questo periodo sono stati controllati tutti i siti noti di nidificazione e quelli con pareti rocciose adatti a possibili nuovi insediamenti delle diverse coppie. Gli indici di presenza come: 1) difesa del territorio, ossia attacchi verso altre specie come il corvo imperiale (Corvus corax) e l’aquila reale (Aquila chrysaetos), 2) occupazione e/o difesa di siti di nidificazione rappresentati da cavità o cenge, 3) cattura e trasporto di prede verso il nido, 4) femmina in cova e/o allevamento della prole, 5) maschio in vigilanza presso il nido, sono stati tutti considerati criteri validi per confermare la presenza e la nidificazione di una coppia.

I vari siti di nidificazione sono stati valutati anche in funzione dello specifico habitat riproduttivo (Mezzavilla et al., 2013) con particolare riguardo verso orientamento, altezza s.l.m., altezza parete e distanza dai nidi di corvo imperiale.

Si rimanda pertanto a questa pubblicazione per una disamina più dettagliata dei siti di nidificazione. Da tali indagini si sono potute ottenere ulteriori informazioni che hanno favorito le ricerche negli anni successivi.

I dati raccolti non sono mai stati divulgati per motivi di tutela della specie pertanto il commento relativo ad alcuni siti occupati viene solo parzialmente accompagnato dalla localizzazione geografica.

La valutazione dell’andamento delle nidificazioni è stato verificato mediante il software TRIM, Trends and Indices for Monitoring data, versione 3.53 (Pannekoek & Van Strien, 2005). Per le variazioni annue ed il loro andamento generale è stato impiegato il modello “linear trend”, ponendo come punto di partenza l’anno 2006 da quando è iniziato il calo generalizzato della popolazione nell’ambito provinciale.

Risultati

La prima nidificazione di falco pellegrino in provincia di Treviso è stata rilevata nel 1993. In seguito il numero di coppie è progressivamente aumentato fino a nove, raggiungendo il numero massimo nel 2006. Dal 2007 si è verificata una progressiva diminuzione delle coppie nidificanti con l’abbandono di buona parte dei siti già occupati (Fig. 1).

Fig. 1. Andamento delle coppie nidificanti in provincia di Treviso (anni 1993-2019).

In un unico caso la coppia si è spostata in una parete distante circa 500 m per prendere possesso di un’ampia cavità, senza però riprodursi. Negli anni di indagine la diminuzione più forte delle coppie nidificanti, pari a cinque unità, si è verificata tra il 2008 e il 2009. Ciò era dovuto in un caso ad un carente rilievo di un sito mentre per le altre coppie si possono fare solo ipotesi. In un sito la parete piuttosto sgombra da arbusti, a seguito di un precedente incendio, si è completamente ricoperta da nuove piante di carpino nero (Ostrya carpinifolia) e maggiociondolo (Laburnum anagyroides) che rendevano l’habitat non più confacente. Una seconda area dove era presente un’ampia parete con una cavità occupata per quattro anni di seguito dal 2005 al 2008, è stata successivamente occupata da una coppia di aquila reale che ha allontanato i falchi pellegrini. In altri due casi si ipotizza una forma di competizione con il gufo reale che notoriamente può contrastare il falco pellegrino anche predando adulti e giovani al nido (Brambilla et al., 2010; Lindner, 2018).

Dopo il 2010 un’ulteriore coppia non ha più utilizzato la parete probabilmente a causa dell’attività di taglio e manutenzione del bosco sottostante che avveniva regolarmente nei fine settimana in periodo tardo invernale e primaverile quando di regola la coppia si insediava.

Un’ultima coppia, nidificante presso il Passo di Praderadego (Follina, TV), che si era riprodotta quasi ininterrottamente dal 2002 al 2016 all’interno di un’ampia cavità, ha successivamente abbandonato il sito a causa delle attività di arrampicata sportiva che sono iniziate in queste pareti nel 2017 e sono continuate con un forte incremento anche nella primavera del 2019. Tale abbandono ha interrotto la nidificazione che veniva monitorata da 15 anni. In questo arco temporale la coppia aveva complessivamente portato all’involo 30 giovani, aveva deposto 34 uova interrompendo la nidificazione solo in due anni mentre nel corso di un terzo anno non si è verificato alcun segno di occupazione. A queste mancate nidificazioni sono seguiti due anni produttivi, caratterizzati da un cambio della femmina che è stato verificato grazie alla diversa colorazione del mantello. Non si può dire altrettanto circa eventuali cambi del maschio poiché non si sono potute effettuare foto degli esemplari che permettessero di analizzare la colorazione specifica.

Dal 2010 si è verificato un minimo recupero delle coppie nidificanti nell’intera provincia, seguito però negli anni successivi da una continua progressiva diminuzione.

Tale andamento calcolato con il software TRIM, ha evidenziato un forte declino (steep decline; P < 0,01**) con un andamento generale della curva(Model Index) verificato mediante il Wald Test = 58,67, molto significativo (P< 0,0000) (Fig. 2).

In particolare analizzando i dati ottenuti da questo software è stata rilevata una diminuzione media annua delle coppie nidificanti dal 2006 al 2019 pari a circa il 9%. Tale diminuzione se rapportata alla superficie interessata dalla sua presenza in fase riproduttiva pari a circa 440 km2, è passata da una densità di 0,2 coppie/10 km2 a solo 0,07 coppie/10 km2.

Grafico

Fig. 2. Andamento delle nidificazioni di falco pellegrino dal 2006 al 2019 (linea spezzata). La curva indica il trend generale della
specie negli ultimi 14 anni ottenuto mediante analisi con TRIM.

Conclusioni

Il falco pellegrino, diversamente da quanto riportato nelle pubblicazioni edite dopo il 2000 (Allavena & Brunelli, 2003; Nardelli et al., 2015) che testimoniano un progressivo incremento in Italia, nel Trevigiano ha evidenziato una forte diminuzione delle coppie nidificanti. L’analisi del suo andamento demografico è stata possibile solo grazie ad indagini proseguite con continuità per 27 anni, che hanno permesso un’analisi molto accurata e l’applicazione del software TRIM consigliato a livello europeo per questo tipo di ricerche (Vorisek et al., 2008).

I risultati ottenuti con questa indagine contrastano con quanto affermato da alcuni autori relativamente alla dinamica di popolazione delle specie che si insediano in un territorio da dove mancavano da molto tempo. Secondo alcuni ricercatori il falco pellegrino avrebbe dovuto evidenziare un progressivo incremento fino a raggiungere un massimo livello, confacente con le capacità portanti (carrying capacity) del territorio (Newton 1998; Newton 2013). In seguito avrebbe potuto assestarsi su livelli leggermente più bassi a seguito di una serie di fattori limitanti come la competizione con il gufo reale e l’aquila reale, le modificazioni dell’habitat e ’eventuale carenza di siti riproduttivi e di prede (Nardelli et al., 2015), in parte evidenziati anche da questa indagine. Secondo tali ipotesi era del tutto ipotizzabile una certa diminuzione della specie nell’area di studio ma non era prevedibile una flessione così forte. Il disturbo umano che ha determinato la scomparsa di almeno 2-3 coppie ha contribuito all’abbandono di alcuni siti riproduttivi più sensibili. In tal senso si deve rammentare che le tre coppie ancora nidificanti nel 2019, erano insediate in aree con una forte estensione delle pareti rocciose dove la presenza umana è sempre stata molto limitata per la mancanza di possibilità di accesso e soprattutto non hanno mai presentato aspetti di attrazione per l’arrampicata sportiva.

Tale pratica infatti viene considerata un’attività molto impattante sulla nidificazione del falco pellegrino (Brambilla et al., 2004; Nardelli et al., 2015).

Per tale motivo, considerando anche le normative vigenti in termini di tutela della specie, compresa nell’Allegato I della Direttiva Uccelli, ed in particolare il Decreto 17/10/2007 (GU n 258 del 6/11/2007 – Criteri minimi uniformi per la definizione delle misura di conservazione per tutte le ZPS) ed a livello regionale l’Allegato A alla DGR n° 786 del 27/05/2016 (Misure di conservazione per le Zone Speciali di Conservazione della regione Biogeografica Alpina), tale pratica dovrebbe essere vietata nei periodi di nidificazione. Tali norme infatti dettano entrambe la “regolamentazione di: avvicinamento a pareti occupate per la nidificazione da gipeto (Gypaetus barbatus), aquila reale, falco pellegrino, gufo reale e delegano le autorità competenti ad emanare appositi regolamenti atti ad evitare il potenziale disturbo ai siti di nidificazione nel periodo riproduttivo (1 marzo- 31 luglio) e il manifestarsi di effetti negativi sulle specie o sui loro habitat derivati da: a) arrampicata sportiva .. (omissis)”. Per la specie in esame il divieto sarebbe opportuno fosse compreso tra il 1 febbraio e il 30 giugno perché è in questo arco temporale che il falco pellegrino occupa il sito di nidificazione e porta successivamente all’involo i giovani.

Per concludere, con questa indagine crediamo si siano raggiunte due finalità: informare sullo stato del falco pellegrino in provincia di Treviso e rendere edotti gli Enti competenti perché provvedano ad emanare le debite misure atte alla completa tutela della specie e dei suoi siti riproduttivi. Per questo tipo di intervento, nel caso di pareti frequentate per l’arrampicata sportiva, si potranno attivare modalità operative simili a quelle già attuate presso il Parco Regionale dei Colli Euganei dove il falco pellegrino a seguito di opportuna regolamentazione, ha continuato a nidificare con una certa regolarità fin dal 1994 ( Bottazzo & Tonelli, 2002).

Ringraziamenti

Rivolgo un sentito ringraziamento agli amici e collaboratori Saverio Lombardo e Gianfranco Martignago entrambi deceduti dopo aver dato un forte contributo alle indagini attuate nei riguardi del falco pellegrino e di molte altre specie. La loro scomparsa ha senz’altro creato un grande vuoto nelle indagini faunistiche svolte nel Trevigiano. Nel 2019 Roberto Guglielmi ha gentilmente dato comunicazione di una coppia nidificante in un sito di nuova occupazione. Giancarlo Silveri ha controbuito nel passato comunicando la presenza della specie in alcuni siti.

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Autore

  • Francesco Mezzavilla

    Laurea in Scienze Biologiche presso Università di Padova. Ha collaborato con Istituti di Ricerca, Musei, Associazioni ed Enti Pubblici svolgendo indagini e consulenze in campo ambientale. Ha all’attivo circa 150 pubblicazioni a carattere faunistico ed in particolare ornitologico, teriologico e da pochi anni mirmecologico. Uccelli e mammiferi rappresentano due importanti settori di indagine. In particolare svolge indagini a lungo termine su alcune specie target. • Biologia riproduttiva della Civetta capogrosso in area alpina (32 anni di indagini) • Monitoraggio della migrazione dei rapaci sopra i Colli Asolani (28 anni) • Monitoraggio dei Passeriformi migratori sopra il Valico Montano del Monte Pizzoc (Fregona-Vittorio Veneto)(16 anni). • Indagini sulle formiche del Veneto (settore orientale). Socio della Svsn dal 1980, dal 1991 è componente del Comitato di Redazione della rivista Lavori.

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