Aggiornamento su presenza e distribuzione
del Tursiope (Tursiops truncatus, Montagu,
1821) nelle Acque costiere del Delta
del fiume Po (Rovigo)

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Riassunto

Con la presente indagine si è voluto analizzare un decennio di segnalazioni riguardanti il Tursio­pe (Tursiops truncatus, Montagu, 1821) lungo la fascia costiera del Delta del Po (Rovigo – Vene­to). I dati riguardano sia esemplari spiaggiati (11,7% degli individui segnalati) che vivi, osservati entro le 5 miglia nautiche dalla costa. I dati sono stati raccolti direttamente dagli autori, nonché da una rete di rilevatori e collaboratori afferente all’Associazione Sagittaria, e infine coinvolgen­do i privati cittadini, promuovendo la citizen science. Le rilevazioni sono state operate sia da ter­ra che da natanti. I risultati mostrano una buona frequentazione del tratto di litorale analizzato, soprattutto per quanto riguarda il settore meridionale dell’area di studio (61,2% degli individui segnalati). Da un punto di vista fenologico, la massima presenza di soggetti viene osservata nei mesi compresi tra maggio ed agosto per quanto riguarda gli esemplari vivi. Le osservazioni si riferiscono a individui singoli e organizzati in piccoli gruppi. Il notevole aumento di segnalazioni per il triennio 2017-2019 è da attribuirsi primariamente ad un maggior sforzo di ricerca messo in campo.

Abstract

New data on presence and distribution of the bottlenose dolphin (Tursiops truncatus, Montagu, 1821) in the Po River Delta coa­stal area (Rovigo – NE Italy)

Aim of the present survey was to analyze reports from a ten-year period regarding bottlenose dolphin (Tursiops troncatus, Montagu, 1821) in the Po River Delta coastal area (Rovigo – Veneto). These data cover both beached (11,7% of data) and alive animals, within 5 nautical miles from the shoreli­ne. All data have been collected directly by the authors as well as a network of reporters and collabo­rators, some of whom belong to Sagittaria Association; lastly, citizens have been involved, promoting and enhancing citizen science. Surveys have been carried out both from seaside and landside. Re­sults show a remarkable frequentation of the analyzed coastline, particularly in the southern section (61,2% of reported individuals). From a phenological point of view, most of the alive bottlenose dolphins have been observed between May and August. Reports refer to both single individuals, and small groups. The remarkable increase in data collection during the three-year period 2017-2019, is mostly due to an enhanced research effort.

Introduzione

Tra le specie marine che frequentano il litorale del Delta del Po (Rovigo – Vene­to), una zona umida complessa caratterizzata dalla fascia delle acque di transizio­ne, vi sono alcune specie di cetacei, la cui presenza ha iniziato ad essere rilevata con osservazioni sistematiche da poco meno di un ventennio (Verza&Trombin, 2009). Da tempo ricopre un rilevante interesse incrementare la raccolta dati e la conoscenza in merito ai mammiferi marini che frequentano la zona, tra cui i Delfinidi, e in particolare i tursiopi. A tal fine, l’Associazione Culturale Naturalistica Sagittaria, già operante sul territorio in attività di osservazione, ha potuto registrare un notevole incremento nei dati raccolti dal 2017, coordinandosi con osservatori privati, tra cui gli stessi pescatori, come già sperimentato in altri ambiti (Tulloch et al., 2013).

L’arco temporale d’analisi si estende per una decina di anni (2009-2019), con maggior enfasi, appunto, negli ultimi tre (2017-2019). Gli avvistamenti sono sta­ti fatti sia da terra che da imbarcazione. Compresi nelle osservazioni si annove­rano animali vivi e ritrovati morti spiaggiati. La zona riguarda il Delta del Po, in provincia di Rovigo, dalla foce del fiume Adige fino alla foce del Po di Goro.

I tursiopi (Tursiops truncatus, Montagu, 1821), nonostante la forte riduzione delle popolazioni presenti dal secolo scorso, sono la specie di cetacei prevalente nell’alto Adriatico e l’unica che si può considerare non occasionale (Bearzi et al., 2008). Questa specie è rilevata in differenti tipologie di habitat, ma più ti­picamente in ecotipi costieri (Verity et al., 1996). Prediligono acque limacciose, basse, calme, proprie di ambienti estuarini. Il regime alimentare è generalista, con facilità di adattamento della dieta sulla base delle disponibilità dell’habi­tat. Si nutrono infatti di invertebrati bentonici, cefali, triglie, sugarelli, anguille, seppie e polpi (Blanco et al., 2001; Miokovic et al., 1999). La loro dieta, unita ad un comportamento confidente nei confronti dell’uomo, può portare ad un conflitto dovuto allo sfruttamento di attività antropiche di tipo alieutico, con rischi concreti per i cetacei (Gomercic et al., 2009).

I tursiopi sono all’apice della catena trofica, quindi accumulano grandi quantità di materiale attraverso la dieta. Poi, essendo mammiferi, altro materiale viene ereditato per via materna attraverso il latte, di cui si alimentano fino a 12-18 mesi (Perrin et al., 2002).

Ottenere informazioni in merito a questo taxon è di fondamentale importanza per la gestione degli ecosistemi costieri, tuttavia si esplica in un processo com­plesso.

La presenza ed abbondanza del tursiope viene nella maggior parte dei casi constatata mediante visual census da parte di personale addetto, sia da terra ferma con strumenti ottici che da imbarcazione, tracciando rotte determinate a coprire aree predefinite (Briwstow et al., 2001; Bearzi et al., 2008; Triossi et al., 2012). Le foto scattate durante gli avvistamenti sono utili per capire se la popolazione è stanziale o meno ed, eventualmente, se la migrazione è legata a condizioni esterne (temperatura, ossigenazione, ecc) (Bearzi et al., 2004), in quanto l’equivalente dell’impronta digitale dei delfinidi è rappresentata dalla loro pinna dorsale, unica e inequivocabile (Fortuna, 2007; Bearzi et al., 2008; Genovet al., 2016, Genovet al., 2009).

L’analisi di carcasse spiaggiate di tursiopi, mediante studio di dna e di ossa, permette di implementare la conoscenza della specie. Grazie agli esami autop­tici, è possibile risalire a sesso, età, dieta ed eventuali malattie degli esemplari (Miokovic et al., 1999; Duraset al., 2016; Butti et al., 2007).

Da ultimo, ma non meno importante, è interessante conoscere il loro compor­tamento associato a de-terminate attività antropiche (Barausse et al., 2011) e se esistono tecniche di caccia peculiari per un habitat con così alte potenzialità trofiche come l’area di indagine.

L’obiettivo dello studio in oggetto è quello di determinare i settori e le risorse trofiche più utilizzati dai tursiopi nell’area del Delta del Po, in modo da deter­minare e mettere in campo strategie per la conservazione degli stessi e per la convivenza con le attività antropiche presenti, limitando i danni sia ai cetacei (Gomercic et al., 2009) che alle attività produttive.

Materiali e metodi

L’area di indagine si riferisce a tutta la linea di costa della provincia di Ro­vigo, e alle acque marittime fino ad una distanza di cinque miglia nautiche dalla battigia. L’area di studio quindi si estende dalla foce dell’Adige (45° 09’44.64” N; 012° 19’ 47.64” E) a quella del Po di Goro (44° 47’ 30.22” N; 012° 23’ 52.44” E).

La raccolta dei dati si è basata su osservazioni visive (tutte documentate con foto e/o video) da parte di collaboratori precedentemente istruiti e sensibilizza­ti, da rilevazioni dirette da parte degli autori e da segnalazioni di privati cittadi­ni coaudivate da materiale fotografico, derivate da attività di sensibilizzazione nell’area interessata. La metodica utilizzata non risulta standardizzata con altri studi effettuati (Ribaric, 2017; Bearzi et al., 2008; Fortuna, 2006; Genovet al., 2016; Genovet al., 2009), ma, ad esempio, in accordo con la prima fase di raccolta dati dello studio effettuato al largo di Ravenna nel 2001 (Triossi et al., 2012).

A partire dal 2017 è stato aumentato lo sforzo di ricerca, fatto che ha presumi­bilmente influenzato il numero di dati raccolti (Vann-Sauder et al., 2016).

Come in altri studi (Ribaric, 2017), si è deciso di suddividere l’area in quattro settori, per un trattamento più omogeneo dei dati (Fig. 1).

Fig.1: Mappa del Delta del Po divisa per settori:
Settore 1. Rosolina – Porto Levante: dalla foce dell’Adige alla foce del Po di Maistra;
Settore 2. Boccasette – Pila: dalla foce del Po di Maistra alla foce della Busa Dritta di Pila;
Settore 3. Basson – Canarin: dalla foce della Busa Dritta di Pila, alla foce della Busa del Bastimento;
Settore 4. Barricata – Scardovari – Bacucco: dalla foce della Busa del Bastimento, alla foce del Po di Goro.

Come si può notare, ogni settore corrisponde ad uno o più Sistemi lagunari costieri omogenei, per rispecchiare le unità biotiche presenti, delimitate dalle varie uscite in mare dei rami del Po (Verza e Catozzo, 2015)

Risultati

I dati raccolti sono stati trattati per numero di avvistamenti per anno, divisi zonalmente. La prima tabella mostra il confronto tra i dati relativi ad individui vivi e carcasse (Tab. 1). Il totale dei morti rappresenta un quantitativo minimo (9,9%). Gli avvistamenti di tursiopi sono più cospicui dal 2017 al 2019.

Entrando nello specifico, la tabella 2 mostra i vari esemplari rinvenuti morti nel corso degli anni, nella loro distribuzione spaziale. La media è di 1 Tursiops truncatus morto per anno (Fig. 2). Nel 2017 si evidenzia il ritrovamento di un esemplare di Stenella striata (Stenella coeuleoalba). Gli anni non riportati in ta­bella rappresentano assenza di ritrovamenti di carcasse. I settori più interessati dagli spiaggiamenti sono i due settori più a nord: da Rosolina a Porto Levante sono compresi 6 ritrovamenti (S. coeuleoalba compresa); la zona da Boccasette a Pila ha 4 casi. Il settore più a sud ha solo due rinvenimenti.

Tab. 1. Totale di mammiferi marini censiti, vivi e morti.
Tab. 2. Prospetto di carcasse di cetacei ritrovate tra 2009 e 2019 (Tt = T. truncatus, Sc = S. coeuleoalba).
Fig. 2. Carcassa di Tursiops truncatus rinvenuta a Boccasette nel 2016.

Analogamente, nella terza tabella sono riportati gli individui vivi in ordine cro­nologico affiancati da zona e settore di avvistamento (Tab. 3).

Tab 3. Totale degli avvistamenti in mare, suddivisi nelle varie zone e rispettivi settori, nel corso degli anni.

In anni successivi al 2016, grazie alla sensibilizzazione di privati cittadini e pe­scatori, è stato possibile raccogliere dati con maggior frequenza, in merito ad avvistamenti di cetacei vivi.

Come riportato nel grafico (Fig 3), gli avvistamenti di animali vivi si concentra­no soprattutto nei mesi più caldi, nella stagione primaverile ed estiva, con un picco in giugno. Si tratta esclusivamente di tursiopi, organizzati in gruppi più o meno numerosi, ma anche di esemplari singoli. Per quanto riguarda invece le carcasse, il semestre interessato va da giugno a gennaio, con maggiore abbon­danza nel mese di settembre.

Fig. 3. Grafico di frequenza di esemplari vivi e morti negli anni d’indagine.

Nel grafico a torta sono riportate le frequentazioni del litorale deltizio, da parte di esemplari vivi, divise nei quattro settori proposti (Fig. 4). La zona con mag­gior numero di avvistamenti è quella più a sud, seguita dai settori centrali; meno frequentato invece il settore più a nord.

Altro aspetto interessante, ma con ancora poche osservazioni, è lo studio del comportamento dei tursiopi. In tabella (Tab. 4) è possibile notare, seppur con pochi dati, che i comportamenti principali sono i salti (Fig. 5) e la nutrizione, quest’ultima con maggior frequenza nei settori più a sud. Solo nel 2009 si è verificata l’interazione con reti da pesca.

TORTA

Fig. 4. Diagramma delle frequenze di animali vivi relativi ai vari settori.
Tab. 4. Analisi dei comportamenti. (f.c. = fisherman confident).
Fig 5: Jump di Tursiope nel 2018, Sacca di Scardovari.

Altro aspetto importante, di cui però abbiamo solo un dato, è il tipo di gruppo sociale formato. Solo in un avvistamento è emersa la formazione di un gruppo di due adulti con un cucciolo (16/07/2019).

Discussione

In generale, si può affermare che le acque costiere del Delta del Po, parte ve­neta, siano assiduamente e abitualmente frequentate dal Tursiope. Il motivo sembra essere legato principalmente a fattori trofici, che lo vedono presente già a partire dal mese di febbraio. La frequenza così cospicua dei mesi estivi, che emerge in tabella, può essere legata ad una maggior frequentazione del Delta da parte degli osservatori in tale periodo dell’anno.

La metodologia di raccolta dati risulta diversa da quella presente in altri studi in quanto lo scopo dello studio è relativo all’utilizzo delle aree e delle risorse tro­fiche nell’area del Delta e non allo studio e riconoscimento di singoli esemplari o gruppi specifici. In questo modo è stato possibile prendere in considerazione un’area di grandi dimensioni con uno sforzo economico ridotto. Una prova della validità della metodologia utilizzata viene dal fatto che tra il 2010 e il 2016 si hanno informazioni per una media di un cetaceo all’anno, mentre tra 2017 e 2019, anni in cui si è fatto uso della citizen science, è stato possibile avere un quadro più completo (Goffredo et al., 2010). Anche se l’osservazione di questi tursiopi non è ancora sistematica nell’area di studio, questo lavoro permette di avere strumenti per ulteriori indagini; il lavoro effettuato può essere quindi considerato una solida base di partenza per studi più approfonditi riguardanti l’etologia e il numero di esemplari e gruppi che popolano l’area.

I risultati di questo studio pongono quindi le basi per pianificare strategie di convivenza tra attività antropiche e tursiopi, oltre a coinvolgere direttamente nella raccolta dati gli stakeholders dell’area (in particolare pescatori e operatori turistici), sensibilizzandoli alla mission di conservazione della specie.

Dalle segnalazioni ottenute, un solo esemplare si è avvicinato ai pescatori men­tre recuperavano le reti, mentre altri esemplari si approvvigionavano; l’intera­zione ed assuefazione all’uomo sono un argomento da approfondire nell’area in oggetto, in quanto fondamentale per la convivenza con questa specie (Gomeri­cic et al, 2009).

Risulteranno di basilare importanza nello sviluppo degli studi in atto, la cre­azione di database contenenti foto degli avvistamenti in cui sia ben visibile la morfologia della pinna dorsale degli esemplari avvistati. Questo permetterà di implementare le informazioni sull’utilizzo dell’area ottenute da questo studio, con quelle di numero e struttura dei gruppi frequentanti le acque antistanti il Delta, per studiarne i pattern di spostamento ed eventuale stazionalità.

Per concludere, questo studio risulta a nostro avviso importante per una cono­scenza più approfondita di una zona che, fino a pochi anni fa, si pensava essere solo di occasionale frequentazione da parte dei tursiopi. Ad oggi, invece, si può affermare con certezza che Tursiops truncatus rientri a tutti gli effetti nelle specie marine tipiche del Delta del Po veneto. La sensibilizzazione di cittadini e stakeholders, messa in campo dall’Associazione Sagittaria, ha permesso di compiere questo primo importante passo.

Ringraziamenti

Gli autori esprimono la loro gratitudine a tutti i privati cittadini che hanno con­tribuito a questo programma di monitoraggio e avvistamenti. In particolare, si ringraziano i fotografi per la fornitura delle immagini e tutti i rilevatori e colla­boratori, tra cui: Adventures360 Delta del Po (Penini Enrico e Viviani Daniel), Baroni Diego, Bergamin Enrico, Boscaro Marco, Burgato Fabrizia, Cacciato­ri Edoardo, Crepaldi Maurizio, Ronconi Paolo, Ruzza Remo, Sartori Davide, Veronese Luca, Vicentini Enrico, Zaghi Davide, Zanella Lorenzo, Zappaterra Michele.

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