Riassunto
La fauna a decapodi associati a coralli dell’Eocene superiore della collina di San Feliciano (Orgiano) e di Campolongo di Val Liona (Monti Berici, Vicenza, Italia nordorientale) è stata parzialmente documenta da vari autori. Il presente studio descrive alcuni nuovi esemplari conservati nel Museo Civico “D. Dal Lago” di Valdagno (Vicenza). Le specie studiate sono attribuite a: Mesolambrus declinatus Müller & Collins, 1991, Mesolambrus vallionensis n. sp. (Parthenopidae MacLeay, 1838), Bericorystes caporiondoi n. gen., n. sp., Corystites orgianensis n. sp. (Corystidae Samouelle, 1819), Paraxanthosia budensis Müller & Collins, 1991 (Panopeidae Ortmann, 1893), Cherusius marangoni n. sp. (Domeciidae Ortmann, 1893), Eurotetralia loerenthey (Müller, 1975) (Tetraliidae Castro, Ng & Ahyong, 2004) e Percnon paleogenicus n. sp. (Percnidae Števčić, 2005).
Abstract
New decapod crustaceans of the upper Eocene of “Monti Berici” (Vicenza. North East Italy).
The decapod fauna associated with corals from the upper Eocene of the San Feliciano hill (Orgiano) and Campolongo di Val Liona (Monti Berici, Vicenza, northeastern Italy) was partially recorded by several authors. This present study describes some new specimens housed at in the Civic Museum “D. Dal Lago” (Valdagno, Vicenza). The studied species are assigned as follows: Mesolambrus de- clinatus Müller & Collins, 1991, Mesolambrus vallionensis n. sp. (Parthenopidae MacLeay, 1838), Bericorystes caporiondoi n. gen., n. sp., Corystites orgianensis n. sp. (Corystidae Samouelle, 1819), Paraxanthosia budensis Müller & Collins, 1991 (Panopeidae Ortmann, 1893), Cherusius marangoni n. sp. (Domeciidae Ortmann, 1893), Eurotetralia loerenthey (Müller, 1975) (Tetraliidae Castro, Ng & Ahyong, 2004), and Percnon paleogenicus n. sp. (Percnidae Števčić, 2005).
Introduzione e cenni geo-stratigrafici
La ricca fauna a crostacei decapodi associati a coralli dell’Eocene superiore di San Feliciano (Orgiano) e di Campolongo di Val Liona (Vicenza, Italia nordorientale) è stata descritta ed illustrata in tempi recenti da vari autori (DE ANGELI & GARAS- SINO, 2002, 2016, 2021a, b; DE ANGELI & BESCHIN, 1999; BESCHIN et al. 2018). Il nuovo materiale di questo studio proviene dalla cava aperta a sud della collina di San Feliciano e dalla cava Strata di Campolongo di Val Liona che si trovano sul lato sudorientale dei Monti Berici (Vicenza, Italia nordorientale) (Fig. 1).
La successione stratigrafica della collina di San Feliciano è stata trattata in DE ANGELI & GARASSINO (2002) e BECCARO (2003). Si tratta di una serie di calcari marnosi alternati a calcareniti dell’Eocene superiore (Priaboniano) che pog- giano su materiali vulcanici bartoniani. Nella parte mediana della successione stratigrafica della cava sono presenti calcari con resti di coralli, alghe calcaree, crostacei e rari molluschi per lo più conservati a livello di modello (QUAGGIOTTO & DE ANGELI, 2019). Numerosi decapodi ed un isopode raccolti in questi calcari sono stati descritti da vari autori (FABIANI, 1911; DE ANGELI & GARASSINO 2002, 2014, 2021a, 2021b; DE ANGELI & LOVATO 2009; DE ANGELI et al. 2010, 2020; DE ANGELI 2016).
La cava Strata di Campolongo di Val Liona è invece situata nel margine orientale della Val Liona nei Monti Berici. La cava, non più attiva e in ripristino ambien- tale, ha fornito in passato numerosi crostacei fossili conservati in un livello cal- carenitico ad alghe calcaree e coralli. Questo livello poggia su depositi vulcanici bartoniani, derivati dalle manifestazioni del semigraben Alpone-Chiampo, che sono presenti nella parte sud-orientale dei Monti Berici. Sopra il livello ad al- ghe e coralli si trova una biocalcarenite a nummuliti, ostreidi e resti di crostacei (Lophoranina reussi Woodward, 1866 e Palaeocarpilius macrocheilus Desmarest, 1822). L’inquadramento geografico e la successione stratigrafica della cava sono state trattate in BESCHIN et al. (2018). I crostacei fossili di questo giacimento sono stati studiati in DE ANGELI & BESCHIN (1999), BUSULINI et al. (2006), BESCHIN et al. (2018) e DE ANGELI & ALBERTI (2021).

provenienza del materiale studiato Map of the Berici Mounths (Vicenza) with the localities of the studied material.
Parte sistematica
Il presente studio include 19 campioni di crostacei fossili depositati presso il Museo Civico “D. Dal Lago” di Valdagno (Vicenza) (Acronimo: MCV). Le misure sono espresse in millimetri, nel testo si farà riferimento ai seguenti ca- ratteri biometrici: luc: lunghezza del carapace; lac: larghezza del carapace; lo-f: larghezza del margine orbito-frontale; lf: larghezza della fronte. Per l’inqua- dramento sistematico si sono seguite le impostazioni proposte da SCHWEITZER et al. (2010, 2020).
Ordine DECAPODA Latreille, 1802
Infraordine BRACHYURA Latreille, 1802
Sezione EUBRACHYURA de Saint Laurent, 1980
Sottosezione HETEROTREMATA Guinot, 1977
Superfamiglia PARTHENOPOIDEA MacLeay, 1838
Famiglia PARTHENOPIDAE MacLeay, 1838
Genere Mesolambrus Müller & Collins, 1991
Specie tipo: Mesolambrus declinatus Müller & Collins, 1991 (designazione ori- ginale).
Mesolambrus declinatus Müller & Collins, 1991
Tav. 1, f. 1
1991 Mesolambrus declinatus Müller & Collins, p. 69, f. 3; t. 33, ff. 11, 12, 14-17.
2007 Mesolambrus declinatus – Beschin et al., p. 34, t. 4, f. 6.
2010 Mesolambrus declinatus – Schweitzer et al., p. 99.
2015 Mesolambrus declinatus – Beschin et al., p. 69, t. 3, f. 4.
2016 Mesolambrus declinatus – Beschin et al., p. 83, t. 10, f. 4.
2018 Mesolambrus declinatus – Beschin et al., p. 176, f. 87.
2020 Mesolambrus declinatus – Schweitzer et al., p. 8, f. 5,2.
Materiale e dimensioni: sei carapaci in norma dorsale dell’Eocene superiore di cava Strata di Campolongo di Val Liona. MCV.23/720-22.323 (luc: 13,3; lac: 20,5); MCV.23/721-22.324 (luc: 9,0; lac: 16,2); MCV.23/723-22.326 (lac: 21,1); MCV.23/725-22.328 (lac: 10,7); MCV.23/722-22.325 e MCV.23/724-22.327 (incompleti).

Fig. 1. Paraxanthosia budensis Müller & Collins, 1991, es. MCV.23/735- 22.338, visione dorsale / dorsal view (x 5,4).
Fig. 2. Bericorystes caporiondoi n. gen., n. sp., es. MCV.23/731-22.334, olotipo, visione dorsale / holotype, dorsal view (x 4,2).
Fig. 3. Cherusius marangoni n. sp., es. MCV.23/736-22.339, olotipo, visione dorsale / holotype, dorsal view (x 4,8).
Fig. 4. Eurotetralia loerenthey (Müller, 1975), es. MCV.23/737-22.340, visione dorsale / dorsal view (x 2,7).
Figg. 5-6. Percnon paleogenicus n. sp., es. MCV.23/738- 22.341, olotipo (5, controparte, 6, parte), visione dorsale / holotype, dorsal view (x 4,4).
Osservazioni
Mesolambrus declinatus è stato istituito sulle caratteristiche morfologiche di due carapaci parzialmente conservati del Priaboniano di Budapest (Ungheria) (Olotipo: MAFI EGA-9.1[M.91-151]) (da: MÜLLER & COLLINS, 1991). Nella recente revisione della famiglia Parthenopidae Mesolambrus è stato inserito in una sottofamiglia incerta (SCHWEITZER et al., 2020). Gli esemplari esaminati sono stati confrontati con il calco dell’olotipo. La specie era già nota per l’Eocene superiore Campolongo di Val Liona e segnalata anche per l’Eocene inferiore di contrada Gecchelina di Monte di Malo (Vicenza) e cava “Braggi” di Vestenanova (Verona) (BESCHIN et al., 2007, 2015, 2016, 2018).
Mesolambrus vallionensis n. sp.
Fig. 2(3); t. 1, ff. 2-4
Olotipo: MCV.23/728-22.331, raffigurato a tav. 1, fig. 2.
Paratipi: MCV.23/726-22.329, MCV.23/727-22.330, MCV.23/729-22.332, MCV.23/730-22.333.
Località tipo: cava Strata di Campolongo di Val Liona (Vicenza).
Livello tipo: Eocene superiore (Priaboniano).
Origine del nome: riferito alla Val Liona, da cui provengono gli esemplari studiati.
Materiale e dimensioni: cinque carapaci in norma dorsale MCV.23/726-22.329 (luc: 9,5; lac: 19,2); MCV.23/727-22.330 (luc: 8,9; lac: 17,5); MCV.23/728-22.331 (luc: 11,0; lac: 22,0); MCV.23/729-22.332 (luc: 5,8; lac: 10,5); MCV.23/730-22.333 (luc: 8,0; lac: 16,9).
Diagnosi
Carapace subesagonale, molto più largo che lungo; regioni del carapace rigonfie; fronte bilobata e incisa nella parte mediana; orbite piccole, circolari e dirette antero-lateralmente; margini anterolaterali lunghi e divergenti, provvisti di denti piatti appuntiti; margini posterolaterali convessi e con denti appuntiti, regioni bene definite, protogastriche molto bombate, mesogastrica con un rilievo ovale, urogastrica stretta e depressa; un rilievo trasversale provvisto di quattro tuber- coli è presente sulla regione cardiaca e branchiali; regioni epatiche e branchiali bombate e con due tubercoli branchiali; superficie dorsale liscia.
Diagnosis
Sub-hexagonal carapace, much wider than long; inflated carapace regions; bilobate front incised in the median part; small, circular and antero-laterally directed orbits; long and diverging anterolateral margins, with pointed flat teeth; posterolateral margins convex with pointed teeth, well defined regions, protogastric regions very inflated, mesogastric with an oval relief, narrow and depressed urogastric region; a transversal relief provided with four tubercles is present on the cardiac and branchial regions; hepatic and branchial regions inflated and with two branchial tubercles; smooth dorsal surface.
Descrizione
Carapace subesagonale, molto più largo che lungo, molto convesso nella parte anteriore. Fronte bilobata, abbastanza larga, sporgente, incisa nella parte mediana e provvista di sei tubercoli. Orbite piccole, circolari, rilevate superficialmente e dirette antero-lateralmente. Margini anterolaterali fortemente divergenti, lunghi e convessi, provvisti di denti piatti appuntiti; angolo laterale molto sporgente. Margini posterolaterali leggermente convessi, fortemente convergenti e provvisti di denti appuntiti. Margine posteriore diritto e anch’esso provvisto di denticoli. Tutto il margine posterolaterale e posteriore è leggermente rivolto verso l’alto. Le regioni sono bene definite. Regione frontale depressa nella parte mediana longitudinale. Regioni protogastriche molto bombate e rapidamente elevate dalla regione frontale, con quattro tubercoli ciascuna, tre allineati anteriormente ed uno posteriore; regione mesogastrica con un rilievo ovale; regione urogastrica stretta e depressa; un rilievo trasversale provvisto di quattro tubercoli è presente sulla regione cardiaca ed epibranchiale, due tubercoli sono cardiaci ed uno su ogni epibranchiale. Regioni epatiche e branchiali anteriori molto bombate e con due tubercoli branchiali. Superficie dorsale liscia.
Osservazioni
Mesolambrus è un genere esclusivamente fossile che include la specie tipo M. decli- natus Müller & Collins, 1991 dell’Eocene superiore dell’Ungheria e M. ypresianus Beschin, Busulini & Tessier, 2015 dell’Eocene inferiore di cava Braggi e dell’area di Bolca (Vestenanova, Verona) (MÜLLER & COLLINS, 1991; BESCHIN et al., 2015). Gli esemplari esaminati hanno caratteri simili a Mesolambrus declinatus per il carapace trasversalmente ovale, molto più largo che lungo e regioni protogastriche, epatiche e branchiali rigonfie e bene differenziate dalle altre regioni. Mesolambrus declinatus è tuttavia bene distinto da M. vallionensis n. sp. per le regioni dorsali con numerosi tubercoli e scabrosità, solco cervicale più profondo e margini anterolaterali più curvi e posterolaterali leggermente concavi. Mesolambrus ypresianus differisce invece da M. vallionensis n. sp. per le regioni protogastriche meno bombate e non elevate rapidamente dalla fronte e regioni urogastica, cardiaca e mesobranchiali con costine trasversali e allineamenti paralleli di tubercoli sulle regioni branchiali posteriori. Mesolambrus vallionensis n. sp. si caratterizza per la superficie dorsale con un minor numero di rilievi e tubercoli e per la superficie liscia. Sulla base dei caratteri sopra elencati si giustifica la descrizione della nuova specie.
Superfamiglia CORYSTOIDEA Samouelle, 1819
Famiglia CORYSTIDAE Samouelle, 1819 Genere Bericorystes n. gen.
Specie tipo: Bericorystes caporiondoi n. sp. (by monotypy).
Origine del nome: Bericorystes (m.) termine composto da Monti Berici, rilievo montuoso da cui proviene l’esemplare studiato e Corystes Bosc, 1802, genere tipo della famiglia Corystidae.
Diagnosi: come la specie tipo.
Bericorystes caporiondoi n. sp.
Fig. 2(1); t. 2, f. 2
Olotipo: MCV.23/731-22.334, raffigurato in tav. 2, fig. 2. Località tipo: Collina di San Feliciano (Orgiano, Vicenza). Livello tipo: Eocene superiore (Priaboniano).
Origine del nome: dedicato a Fabio Caporiondo che ha rinvenuto e preparato l’esemplare studiato.
Materiale: un carapace in visione dorsale MCV.23/731-22.334 (luc: 16,9 mm; lac: 14,6 mm; lo-f: 7,7 mm).
Diagnosi
Carapace allungato, di contorno ovale, convesso in sezione trasversale e longitu- dinale; fronte con due spine e due spine orbitali interne; margine sopraorbitale con due fessure; margini laterali con otto spine (esclusa la spina extraorbitale); regioni dorsali bene definite, bombate e con alcuni tubercoli.
Diagnosis
Ovale elongate carapace, convex in transverse and longitudinal section; front with two spines and two internal orbital spines; supraorbital margin with two fissures; lateral margins with eight spines (excluding the extraorbital spine); dorsal regions well defined, inflated and with some tubercles.
Descrizione
Carapace convesso in entrambe le sezioni ma soprattutto in sezione trasversale, più lungo che largo (luc / lac = 0.86), con massima ampiezza sulla terza spina anterolaterale. Il margine orbito-frontale è moderatamente ampio (lo-f / lac = 0.56); la fronte porta due robuste spine allungate anteriormente e separate da una incisione a V. Ad ogni lato delle spine frontali c’è un margine concavo che si collega alla spina orbitale interna più corta delle due spine mediane. Le orbite sono relativamente ampie, disposte obliquamente. Il margine sopraorbitale porta due fessure che distinguono la spina orbitale interna, triangolare e allungata anterior- mente e la sopraorbitale ed extraorbitale corte e triangolari. I margini laterali sono lunghi e convessi, senza distinzione tra anterolaterale e posterolaterale. Dapprima sono convessi e divergenti, poi convergenti al margine posteriore. Tutto il margine laterale è caratterizzato da otto robuste spine triangolari che, dopo la quarta spina, diminuiscono notevolmente di dimensione. Il margine posteriore è stretto e appena concavo. Le regioni dorsali sono bombate e ben definite da solchi. La regione frontale ha una depressione longitudinale mediana. Sono presenti due rilievi ovali epigastrici. Le regioni protogastriche sono bombate e portano tre tubercoli. La regione mesogastrica, metagastrica, urogastrica e cardiaca sono bene definite ad ogni lato da un evidente solco longitudinale. La regione mesogastrica è di contorno pentagonale, rilevata superficialmente e con la parte anteriore lunga e stretta tra le regioni protogastriche. La regione metagastrica è definita ai lati dal solco cervicale e da un solco convesso posteriore. La regione urogastrica è ristretta e depressa; la cardiaca è bene definita ai lati dai solchi branchiocardiaci, anteriormente è larga e bombata con due tubercoli e ristretta nella parte posteriore. Le regioni epatiche sono triangolari, bene definite dal solco cervicale; le branchiali sono sviluppate in lunghezza e caratterizzate da tre larghi rilievi epibranchiali. La superficie dorsale è liscia, le altre parti del corpo non sono conservate.

Fig. 1. Paraxanthosia budensis Müller & Collins, 1991, es. MCV.23/735- 22.338, visione dorsale / dorsal view (x 5,4).
Fig. 2. Bericorystes caporiondoi n. gen., n. sp., es. MCV.23/731-22.334, olotipo, visione dorsale / holotype, dorsal view (x 4,2).
Fig. 3. Cherusius marangoni n. sp., es. MCV.23/736-22.339, olotipo, visione dorsale / holotype, dorsal view (x 4,8).
Fig. 4. Eurotetralia loerenthey (Müller, 1975), es. MCV.23/737-22.340, visione dorsale / dorsal view (x 2,7).
Figg. 5-6. Percnon paleogenicus n. sp., es. MCV.23/738- 22.341, olotipo (5, controparte, 6, parte), visione dorsale / holotype, dorsal view (x 4,4).
Osservazioni
Il carapace esaminato presenta caratteristiche della famiglia Corystidae Samouel- le, 1819 per il carapace di contorno di ovale allungato, fronte con due spine, orbite con due fessure, margini laterali provvisti di spine e regioni distinte e tubercolate. Le caratteristiche dei Corystidae sono state discusse recentemente in DAVIE et al. (2015) e SCHWEITZER & FELDMANN (2019). Le specie viventi e fossili sono elencate in NG et al. (2008) e SCHWEITZER et al. (2010). La famiglia Corystidae comprende nove generi viventi e fossili: Corystes Latreille, 1802; Corystites Müller, 1984; Gomeza Gray, 1831; Gomezinus Collins in Collins, Lee & Noad, 2003; Harenacorystes Van Bakel, Jagt, Artal & Fraaije, 2009; Hebertides Guinot, De Angeli & Garassino, 2007; Jonas Hombron & Jacquinot, 1846; Micromithrax Noetling, 1881; Ypresicorystes Beschin, Busulini & Tessier in Beschin, Busulini, Tessier & Zorzin, 2016 (SCHWEITZER & FELDMANN, 2019).
Bericorystes n. gen. è bene distinto dai generi viventi Gomeza e Jonas e dal fossile e vivente Corystes, che hanno il carapace più stretto, orbite più ampie e lunghe spine frontali e orbitali [Gomeza (tipo: G. bicornis Gray, 1831) e Jonas (tipo: J. macrophthalmus Hombron & Jacquinot, 1846)] o regioni dorsali poco definite e con due sole spine laterali [Corystes (tipo: C. cassivelaunus Pennant, 1777)]. Bericorystes n. gen. è ben distinto dai generi fossili: Corystites (tipo: C. latifrons Lőrenthey in Lőrenthey & Beurlen, 1929, Miocene (Badeniano), Ungheria) che possiede il carapace ovale; fronte con due lobi mediani arrotondati e due spine orbitali interne; margini anterolaterali con molte spine; margini posterolaterali convessi e interi; regioni mesogastrica e cardiaca bene definite; regioni dorsali ornate con grandi tubercoli (LőRENTHEY in LőRENTHEY & BEURLEN, 1929; MÜLLER, 1984). Harenacorystes (tipo: H. johnjansseni Van Bakel, Jagt, Artal & Fraaije, 2009, Pliocene, Olanda) possiede il carapace di contorno circolare, fron- te meno allungata e margini anterolaterali convessi ed orlati (VAN BAKEL et al., 2009). Gomezinus (tipo: G. tuberculatus Collins in Collins, Lee & Noad, 2003, Miocene, Sarawak) ha, invece, il carapace ovale allungato, margini laterali con nove spine, superficie dorsale con granulazioni e tubercoli (COLLINS in COLLINS et al., 2003). Micromithrax (tipo: M. holsatica Noetling, 1881, Miocene e Plio- cene medio, Germania) si distingue per il carapace ovale, rostro bifido e spine orbitali interne sviluppate; margine sopraorbitale con denti intraorbitali ed ex- traorbitali; margini anterolaterali con due spine e margini posterolaterali con una spina; regioni del carapace moderatamente definite ed ornate con granulazioni e tubercoli (NOETLING, 1881; VAN BAKEL et al., 2003, 2009). Hebertides (tipo: H. jurassica Guinot, De Angeli & Garassino, 2007, Miocene, Francia), inizialmente attribuita al Giurassico, è stata rivista la sua età geologica in TAYLOR et al. (2012), differisce per il carapace allungato; fronte con due spine triangolari e due piccole proiezioni orbitali interne; spina extraorbitale corta, margini anterolaterali con tre spine; regioni del carapace moderatamente definite e densamente tuberco- late (GUINOT et al., 2007). Ypresicorystes (tipo: Y. expansus Beschin, Busulini, Tessier in Beschin, Busulini, Tessier & Zorzin, 2016, Eocene inferiore, Verona), possiede il carapace più lungo che largo, subrettangolare, regioni non definite; fronte larga, con due spine mediane e un paio di piccole spine su entrambi i lati; orbite molto grandi, circolari; margini laterali convergenti posteriormente con due spine anterolaterali (BESCHIN et al., 2016).
Bericorystes caporiondoi n. gen., n. sp. rimane bene distinto da tutti gli altri generi noti per la fronte con due lunghe spine rostrali e due spine orbitali interne triangolari, margini laterali con otto spine decrescenti posteriormente e regioni bene definite, bombate e con alcuni tubercoli. Sulla base dei caratteri sopraelencati si giustifica la descrizione del nuovo genere e nuova specie.
Genere Corystites Müller, 1984
Specie tipo: Microcorystes latifrons Lőrenthey in Lőrenthey & Beurlen, 1929, designazione originale.
Corystites orgianensis n. sp.
Fig. 2(2); t. 1, ff. 5, 6
Olotipo: es. MCV.23/733-22.336, raffigurato in tav. 1, fig. 5.
Paratipi: es. MCV.23/732-22.335, MCV.23/734-22.337.
Località tipo: Collina di San Feliciano (Orgiano, Vicenza). Livello tipo: Eocene superiore (Priaboniano).
Origine del nome: riferito ad Orgiano, località da cui proviene la specie studiata. Materiale e misure: tre carapaci, MCV.23/732-22.335 (luc: 5,5; lac: 4,8); MCV.23/733-22.336 (luc: 5,2; lac: 4,5); MCV.23/734-22.337 (luc: 4,0; lac: 3,6).
Diagnosi
Carapace ovale, superficialmente convesso, più lungo che largo; fronte con quat- tro lobi, due mediani arrotondati e due spine orbitali interne triangolari; margine sopraorbitale con due fessure; margine anterolaterale con tre spine (esclusa la spina extraorbitale); margine posterolaterale con tre spine; margine posteriore concavo; regioni dorsali bene distinte; regioni protogastriche, mesogastrica, cardiaca ed epibranchiali bene distinte e con uno o due tubercoli; superficie dorsale con fine granulazioni.
Diagnosis
Carapace oval, superficially convex, longer than wide; front with four lobes, two median rounded and two triangular internal orbital spines; supraorbital margin with two fissures; anterolateral margin with three spines (excluding the extraorbi- tal spine); posterolateral margin with three spines; concave posterior margin; well distinct dorsal regions; protogastric, mesogastric, cardiac and epibranchial regions well distinct and with one or two tubercles; dorsal surface with fine granulations.
Descrizione
Carapace di piccole dimensioni, di contorno ovale, convesso sia in sezione trasversale che longitudinale, più lungo che largo, con massima larghezza sulle seconde spine anterolaterali. Margine orbito-frontale circa tre quinti della mas- sima larghezza del carapace. Fronte con quattro lobi incluse le spine orbitali interne. I due lobi mediani sono sviluppati e fortemente arrotondati nella parte distale, mentre le spine orbitali interne sono meno estese e triangolari. Le orbite sono bene definite; il margine sopraorbitale è concavo e con due fessure; la spi- na extraorbitale è triangolare. Il margine anterolaterale è corto, convesso e con tre spine (esclusa la spina extraorbitale). I margini posterolaterali sono lunghi, convergenti posteriormente e portano tre piccole spine posizionate sulla parte branchiale esterna, più dorsali rispetto il margine. Il margine posteriore è stretto e leggermente concavo. Le regioni dorsali sono convesse e distinte da deboli solchi. Le regioni mesogastrica, metagastrica e cardiaca sono bene delimitate ai lati da solchi longitudinali profondi; la regione mesogastrica e cardiaca bene definite e con due tubercoli. Le regioni protogastriche sono di contorno ovale, in rilievo e con un tubercolo sulla parte mediana. Le regioni branchiali sono sviluppate in lunghezza. La epibranchiale presenta tre lobi, due dei quali provvisti di un tubercolo sulla parte mediana. La superficie dorsale è finemente granulata.
Osservazioni
Corystites è stato istituito da Müller (1984) in sostituzione di Microcorystes Lőrenthey in Lőrenthey & Beurlen, 1929, il cui nome era in precedenza occupato da Microcorystes Fritsch, 1893.
Corystites è conosciuto per la specie tipo C. latifrons (Lőrenthey in Lőrenthey & Beurlen, 1929) del Miocene di Budafok (Ungheria) (LőRENTHEY & BEURLEN, 1929), il cui olotipo sembra sia andato perduto (MÜLLER, 1984, p. 75) e Corystites vicetinus De Angeli, Garassino & Ceccon, 2010.
Corystites orgianensis n. sp. possiede affinità con C. latifrons per il carapace ovale allungato e la fronte con quattro lobi, di cui due mediani sviluppati e fortemente arrotondati nella parte distale e due laterali interno-orbitali triangolari. Il carapace di C. latifrons è tuttavia più ristretto anteriormente e i margini laterali hanno più spine e un maggior numero di tubercoli sulle regioni dorsali (SCHWEITZER & FELDMANN, 2019).
Corystites vicetinus è invece descritto per il Rupeliano di Soghe e Valmarana (Monti Berici, Vicenza) e si distingue da C. latifrons e C. orgianensis n. sp. per i margini posterolaterali più convergenti e meno convessi e superficie dorsale densamente granulata e senza tubercoli sulle regioni gastriche e branchiali (DE ANGELI et al., 2010). Sulla base dei caratteri sopra-elencati si giustifica la descrizione della nuova specie.
Superfamiglia XANTHOIDEA MacLeay, 1838 Famiglia PANOPEIDAE Ortmann, 1893
Genere Paraxanthosia Müller & Collins, 1991
Specie tipo: Paraxanthosia budensis Müller & Collins, 1991, designazione originale
Paraxanthosia budensis Müller & Collins, 1991
T. 2, f. 1
1991 Paraxanthosia budensis Müller & Collins, p. 75, f. 4f, t. 4, ff. 12-14.
2010 Paraxanthosia budensis – Schweitzer et al., p. 130.
2018 Paraxanthosia budensis – Beschin et al., p. 196, ff. 129, 130.
Materiale e dimensioni: un carapace in visione dorsale MCV.23/735-22.338 (luc: 8,0; lac: 11,5; lf: 3,2) dell’Eocene superiore di Campolongo di Val Liona (Vicenza).
Osservazioni
Il carapace esaminato possiede caratteristiche che corrispondono a Paraxanthosia budensis dell’Eocene superiore di Budapest (Ungheria) descritta ed illustrata da MÜLLER & COLLINS (1991). I tipi di Budapest hanno, tuttavia, margini anterolate- rali poco preservati e le spine illustrate dagli autori sono supposte e basate sulla loro base (MÜLLER & COLLINS, 1991, fig. 4f in testo). L’esemplare di Campolongo è bene conservato e presenta la fronte leggermente triangolare e incisa nella parte mediana; le orbite sono distinte dalla fronte da una debole incisione; i margini anterolaterali, dopo il dente extraorbitale, presentano inizialmente un margine convesso e liscio, seguito da un largo dente triangolare poco esteso e due spine triangolari posteriori al solco cervicale. Le regioni dorsali sono bene definite dal solco cervicale e dal solco epibranchiale. Sono inoltre presenti corte creste sulle regioni epatiche, protogastriche ed epigastriche. BESCHIN et al. (2018) hanno segnalato diciassette carapaci per i livelli di Campolongo di Val Liona.
Superfamiglia TRAPEZIOIDEA Miers, 1886 Famiglia DOMECIIDAE Ortmann, 1893 Genere Cherusius Low & Ng, 2012
Specie tipo: Cherusius trianguiculatus (Borradaile, 1902) designazione originale.
Cherusius marangoni n. sp.
Fig. 2(5); t. 2, f. 3
Olotipo: MCV.23/736-22.339 raffigurato in tav. 2, fig. 3.
Località tipo: Campolongo di Val Liona (San Germano dei Berici, Vicenza). Livello tipo: Eocene superiore (Priaboniano).
Origine del nome: dedicato a Sergio Marangon, per i suoi numerosi contributi alla conoscenza dei crostacei paleogenici italiani.
Materiale e dimensioni: un carapace in visione dorsale MCV.23/736-22.339 (luc: 9,5; lac: 11,4; lo-f: 8,6; lf: 5,0).
Diagnosi
Carapace subesagonale, più largo che lungo, poco convesso superficialmente; margine frontale liscio, leggermente curvo ed inciso nella parte mediana; margine sopraorbitale concavo, in rilievo e con una stretta fessura; margini anterolaterali convessi e con tre acute spine (spina extraorbitale esclusa); margine postero- laterale lungo e convergente; margine posteriore diritto; regioni non distinte; superficie dorsale liscia.
Diagnosis
Sub-hexagonal carapace, wider than long, superficially slightly convex; smooth fron- tal margin, slightly curved and engraved in the median part; concave supraorbital margin, raised, with a narrow fissure; convex anterolateral margins with three acute spines (excluding the extraorbital spine); long convergent posterolateral margin; straight posterior margin; undistinct regions; smooth dorsal surface.
Descrizione
Carapace di contorno subesagonale, superficialmente poco convesso, più largo che lungo (luc / lac = 0,83) con larghezza massima sulle ultime spine anterolaterali. Il margine orbito-frontale è ampio (lo-f / lac = 0,75). La fronte è larga (lf / lac = 0,44), poco estesa oltre le orbite, leggermente convessa, liscia e incisa nella parte mediana. Le orbite sono ampie e dirette anteriormente. Il margine sopraorbitale è concavo, leggermente in rilievo e con una fessura. I margini anterolaterali sono corti, convessi e ornati da minuti denticoli; sono presenti tre spine (esclusa la spina extraorbitale). Le prime due acute e dirette anteriormente, la terza più piccola e posizionata sull’angolo anterolaterale. I margini posterolaterali sono più lunghi degli anterolaterali, leggermente convessi e convergenti al margine posteriore. Il margine posteriore è diritto, largo quanto il margine frontale. Le regioni dorsali non sono definite e la superficie è liscia.
Osservazioni
Cherusius Low & Ng, 2012 (= Jonesius Sankarankutty, 1962) è distinto dagli altri Domeciidae per il carapace con margine frontale liscio e margini anterolaterali con acute corte spine ed è rappresentato da granchi di piccole dimensioni che vivono nei mari dell’Indo-Pacifico in acque poco profonde in simbiosi con molti generi di coralli (GALIL & TAKEDA 1986).
Cherusius è noto per le due specie fossili: C. oligocenicus (Beschin, De Angeli & Checchi, 2001) dell’Oligocene inferiore di Monte Grumi di Castelgomberto (Vicenza) e C. planus (Müller, 1996) del Miocene di Grobie (Polonia) (SCHWEITZER et al., 2010). Cherusius marangoni n. sp. è bene distinto da C. oligocenicus che ha la fronte più ampia e flessuosa, leggermente concava nella parte mediana, le orbite più grandi e posteriori al margine frontale e la superficie dorsale finemen- te granulata (BESCHIN et al. 2001). Cherusius planus è invece caratterizzato dal margine frontale più stretto e bilobato, margine sopraorbitale ampio e obliquo, superficie dorsale con un solco longitudinale sull’area frontale e un debole solco che delimita lateralmente la regione mesogastrica (MÜLLER 1996). Sulla base dei caratteri sopra-elencati si giustifica la descrizione della nuova specie e Cherusius marangoni n. sp. rappresenta la specie più antica finora attribuita a questo genere.
Altri Domeciidae del Paleogene veneto sono: Palmyria levigata Beschin, Busulini & Tessier, 2016 e Proticalia parva (Beschin, Busulini & Tessier, 2016) descritte per l’Eocene inferiore dell’area di Bolca (Vestenanova, Verona) (BESCHIN et al. 2016; DE ANGELI & CECCON 2017).
Famiglia TETRALIIDAE Castro, Ng & Ahyong, 2004 Genere Eurotetralia De Angeli & Ceccon, 2013
Specie tipo: Trapezia loerenthey Müller, 1975, designazione originale.
Eurotetralia loerenthey (Müller, 1975)
T. 2, f. 4
1975 Trapezia loerenthey Müller, pp. 516, 520, t. 1, f. 1.
1991 Tetralia loerenthey – Müller & Collins, p. 82, f. 4, t. 6, ff. 9, 12, 15.
2005 Tetralia loerenthey – Schweitzer, p. 626.
2010 Tetralia loerenthey – De Angeli et al., p. 164, f. 11.
2010 Tetralia loerenthey – Schweitzer et. al., p. 123.
2013 Eurotetralia loerenthey – De Angeli & Ceccon, p. 29, f. 2.
2018 Eurotetralia loerenthey – Beschin et al., p. 192, f. 117.
2019 Eurotetralia loerenthey – Beschin et al., p. 111, f. 94.
Materiale e dimensioni: un carapace proveniente dal Priaboniano di Campolongo di Val Liona (Vicenza) MCV.23/737-22.340 (luc: 15,0; lac: 17,0; lo-f: 16,0; lf: 9,0).
Osservazioni
MÜLLER (1975) ha istituito Trapezia loerenthey (= Hepatiscus? laevis in LőRENT- HEY & BEURLEN, 1929) sulle caratteristiche di due carapaci poco conservati dell’Eocene superiore (Priaboniano) di Budapest (Ungheria). Successivamente MÜLLER & COLLINS (1991) hanno esaminato i tipi e nuovi campioni ed hanno trasferito la specie nel genere Tetralia. Gli autori indicarono che la fronte della specie ungherese, convessa e con piccoli denti, è tipica di Tetralia, ma i margini anterolaterali provvisti di due acute spine sono di norma assenti nelle specie viventi. DE ANGELI & CECCON (2013) hanno esaminato la serie tipica e nuovi carapaci eocenici del vicentino e hanno incluso Trapezia loerenthey in Eurotetralia. Oltre all’Eocene superiore di Budapest Eurotetralia loerenthey è presente in varie località del Veneto dall’Eocene inferiore all’Oligocene inferiore (DE ANGELI et al., 2010; DE ANGELI & CECCON, 2013; BESCHIN et al., 2018, 2019).
Sottosezione THORACOTREMATA Guinot, 1977 Superfamiglia GRAPSOIDEA MacLeay, 1838 Famiglia PERCNIDAE Števčić, 2005 Sottofamiglia PERCNINAE Števčić, 2005 Genere Percnon Gistel, 1848
Specie tipo: Cancer planissimus Herbst, 1804, successiva designazione di Ra- thbun, 1918.
Percnon paleogenicus n. sp.
Fig. 2(4); t. 2, ff. 5, 6
Olotipo: MCV.23/738-22.341, raffigurato in tav. 2, fig. 5, 6.
Località tipo: Collina di San Feliciano (Orgiano, Vicenza).
Livello tipo: Eocene superiore (Priaboniano)
Origine del nome: riferito al Paleogene, periodo geologico della specie in esame.
Materiale e dimensioni: un carapace (parte e controparte) in visione dorsale MCV.23/738-22.341 (luc: 13,5; lac: 11,4).
Diagnosi
Carapace piatto e di contorno ovale, più lungo che largo; margine anteriore largo, spinoso, con due fessure antennali fortemente inclinate sull’epistoma; fronte con tre lunghe spine separate tra loro da una incisione profonda; la spina mediana è lunga e bifida nella parte distale; margine sopraorbitale concavo con una stretta fessura; margini anterolaterali con tre spine, inclusa la spina extraorbitale; margini posterolaterali lunghi e concavi; regioni dorsali leggermente in rilievo e lisce.
Diagnosis
Carapace flat and oval, longer than wide; wide, spiny anterior margin, with two antennal fissures strongly inclined on the epistoma; front with three long spines separated by a deep incision; the median spine is long and bifid in the distal part; concave supraorbital margin with a narrow fissure; anterolateral margins with three spines, including the extraorbital spine; long and concave posterolateral margins; dorsal regions slightly raised and smooth.
Descrizione
Il carapace è piatto e di contorno ovale, più lungo che largo e si restringe nella parte posteriore. Il margine anteriore è largo, spinoso e con due fessure antennali fortemente inclinate sull’epistoma. Il margine orbito-frontale è ampio e occupa buona parte del margine anteriore del dorso. La fronte possiede tre lunghe spi- ne separate tra loro da una incisione profonda. La spina mediana è lunga, con margini laterali paralleli e nella parte distale presenta due nodosità e una spina bifida. Ai lati della spina mediana il margine è fortemente concavo e prosegue ad ogni lato con una forte spina piatta triangolare lunga quanto la spina mediana. Le orbite sono ampie; il margine sopraorbitale è concavo e con una stretta e corta fessura e un debole dente sopraorbitale. I margini anterolaterali sono corti, convessi e con tre spine piatte triangolari; la prima spina è più piccola e rappre- senta la spina extraorbitale. I margini posterolaterali sono dapprima convessi e successivamente concavi. Il margine posteriore è diritto. Le regioni dorsali sono appena definite da deboli depressioni; i lobi epigastrici sono in rilievo e posteriori al margine orbitale; La regione frontale ha una depressione mediana longitudinale. Una profonda incisione curva è presente tra la regione gastrica e la cardiaca. Il solco cervicale e i solchi branchiali sono rilevabili da depressioni oblique. La superficie dorsale è liscia.
Osservazioni
All’interno dei Grapsoidea i Percninae Števčić, 2005 e i Plagusinae Dana, 1851 erano considerati sottofamiglie dei Plagusidae (NG et al., 2008; DE GRAVE et al., 2009). Le recenti revisioni hanno tuttavia separato i Percninae dai Plagusidae ed inclusi in una distinta famiglia tra i Grapsoidea. I caratteri morfologici e la posizione sistematica sono stati trattati da vari autori (GUINOT & BOUCHART, 1998; ŠTEVčIć, 2005; SCHUBART & CUESTA, 2010; DAVIE et al., 2015). La famiglia Percnidae include il solo genere Percnon Gistel, 1848 che ha il carapace piatto e di contorno ovale, più lungo che largo, restringente posteriormente e con margine anteriore largo e spinoso e caratterizzato di due fessure antennali a strapiombo sull’epistoma. Percnon è conosciuto per sette specie viventi e per la sola specie fossile P. santurbanensis Ceccon & De Angeli, 2019 dell’Oligocene inferiore di Vicenza (NG et al., 2008; CECCON & DE ANGELI, 2019). Percnon paleogenicus n. sp. presenta caratteristiche simili con P. santurbanensis. La specie oligocenica è tuttavia di minori dimensioni e possiede il margine orbito-frontale provvisto di piccole granulazioni. Inoltre, la spina frontale mediana è più larga alla base e si restringe anteriormente e margini anterolaterali hanno tre spine e le regioni dorsali non sono definite. Sulla base dei caratteri sopra-elencati si giustifica la descrizione della nuova specie.
Conclusione
I crostacei fossili del Veneto sono stati oggetto di studio fin dai primi decenni dell’Ottocento da parte di italiani e stranieri e molti materiali sono conservati nelle collezioni museali italiane e d’oltralpe. In quest’ultimo trentennio, il recupero da parte di collaboratori dei musei veneti, di nuovi campioni fossili di crostacei ha favorito lo studio di nuove specie che popolavano l’ambiente corallino, spes- so trascurate dagli autori del passato per la difficoltà di recuperare i materiali, talora di piccole dimensioni e conservati in calcari duri e compatti. Lo sviluppo di colonie di coralli, durante il Paleogene veneto, ha dato luogo a numerose bio-costruzioni rappresentate da barriere coralline o reefs, indicatrici di mare caldo e poco profondo, in grado di resistere ad onde e correnti, permettendo lo sviluppo di una infinita varietà di organismi e tra questi anche i crostacei.
Il presente studio ha trattato alcune specie provenienti dal Priaboniano dei Monti Berici sudorientali. Tre di queste: Mesolambrus declinatus, Paraxanthosia budensis ed Eurotetralia loerenthey erano già note per l’Eocene superiore dell’Ungheria, mentre altre cinque sono segnalate per la prima volta nel record fossile italiano. Il genere Mesolambrus era noto per M. declinatus e M. ypresianus dell’Ungheria e del Veneto. Mesolambrus vallionensis n. sp. possiede caratteri simili a Meso- lambrus declinatus, mentre M. ypresianus ha regioni anteriori meno bombate e una diversa ornamentazione delle regioni.
La famiglia Corystidae era finora nota nel Veneto per Ypresicorystes expansus dell’Eocene inferiore di Bolca (Verona) e Corystites vicetinus del Rupeliano di Soghe e Valmarana (Vicenza). Bericorystes caporiondoi n. gen., n. sp. rappresenta una nuova forma di Corystidae con margini laterali interamente provvisti di spine come l’attuale indo-pacifica Jonas e la specie fossile miocenica Gomezinus. Cory- stites era noto invece per due sole specie dell’Oligocene e del Miocene europeo. Corystites orgianensis n. sp. amplia la distribuzione stratigrafica di questo genere dall’Eocene superiore al Miocene.
Il genere Cherusius Low & Ng, 2012 è conosciuto da poche specie indo-pacifiche che vivono in acque poco profonde, simbiotici di molti generi di sclerattinie e madrepore (GALIL & TAKEDA, 1986; CASTRO et al., 2004). Le specie fossili erano invece limitate a Cherusius oligocenicus dell’Oligocene di Monte Grumi di Castelgomberto (Vicenza) e C. planus del Miocene di Polonia (SCHWEITZER et al., 2010). Cherusius marangoni n. sp. rappresenta la specie più antica finora descritta e amplia la distribuzione stratigrafica del genere dall’Eocene superiore al Recente. Il genere Percnon è noto per sette specie viventi e le due specie fossile P. paleo- genicus n. sp. del Priaboniano della collina di San Feliciano e P. santurbanensis dell’Oligocene inferiore di Sant’Urbano (Vicenza), rinvenute entrambi in rocce di ambiente corallino. Molto probabilmente il genere ha avuto origini nei mari paleogenici della Tetide europea e successivamente si è diffuso in varie parti del globo. Nel Mediterraneo è presente Percnon planissimus (Herbst, 1804) (Fig. 3) molto raro che si ritrova da pochi metri fino a 100-150 metri (FALCIAI & MINERVINI, 1992).

Ringraziamenti
Ringrazio la dott.ssa Bernardetta Pallozzi, Curatrice del Museo Civico “D. Dal Lago” di Valdagno per avere messo a disposizione per lo studio gli esemplari conservati presso il Museo; la dott.ssa Livia Beccaro, Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova, per informazioni stratigrafiche sulla collina di San Feli- ciano; Fabio Caporiondo dell’Associazione degli “Amici del Museo Zannato” per la preparazione di alcuni degli esemplari studiati e il dott. Alessandro Garassino e il dott. Fabrizio Bizzarini per la lettura critica e gli utili consigli.
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